Ventun
Al lago si chiama così: ventun. Non so bene come si scriva ma il concetto è semplice. Tu sei fuori in barca, rilassata, magari ti stanno venendo bene anche i bordi di bolina che fai e ti sembra tutto perfetto. Lo spi non si è incarammellato e ci stai andando pure di traverso con l'uomo al trapezio. Poi allunghi lo sguardo, sopravvento. Nemmeno il tempo di scorgere quella riga nera sull'acqua che già la botta di vento si è scaraventata sulla tua vela , la superficie dell'acqua è bianca e devi nuovamente mettere in gioco tutta te stessa per non rotolare nel lago . I movimenti si fanno concitati, i muscoli tesi, lo sforzo per non cedere elevatissimo. Bene. Rivederlo così stasera senza preavviso emotivo, averlo avuto seduto davanti a me per due ore, intuire l'astio nelle sue parole giustificato solo dal suo senso di colpa, mi ha fatto male. Parecchio. E' arrivato il ventun e come tale mi ha preso alla sprovvista. Il mio obiettivo é mettere a segno le vele,puntare dritta all'imboccatura del porto e cercare di fare i minori danni possibili.... sembrava una giornata troppo perfetta !